La domanda con cui apriamo questo articolo è una tra quelle che ci viene posta più spesso: come gestire gli oli esausti?
Gli oli esausti sono rifiuti a tutti gli effetti e come tali devono essere gestiti da coloro che li producono siano essi aziende o privati cittadini.
Gli oli sono infatti prodotti e consumati da larga parte della popolazione pertanto se non correttamente smaltiti possono rappresentare un’importante fonte di inquinamento per l’Ambiente.
Contenuti di questo articolo:
Oli esausti – La definizione
L’Articolo 183 Codice dell’ambiente (D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152) alla sezione C), fornisce una definizione utile a comprendere quale sia la tipologia di oli rientrante nella categoria “oli usati“:
c) “oli usati”: qualsiasi olio industriale o lubrificante, minerale o sintetico, divenuto improprio all’uso cui era inizialmente destinato, quali gli oli usati dei motori a combustione e dei sistemi di trasmissione, nonché gli oli usati per turbine e comandi idraulici;
Tra questi dunque rientrano tre tipologie principali di oli:
- Oli chiari: provengono dalle attività industriali e generalmente sono totalmente riciclabili
- Oli scuri: utilizzati dai motori a combustione interna (veicoli) caratterizzati dalla presenza di metalli pesanti e residui di combustione
- Oli esausti solubili: categoria di oli usati per gli alimenti (oli da frittura vegetali)
Quando parliamo di oli chiari e oli scuri, come detto, ci riferiamo a quegli oli utili sia per il buon funzionamento dei veicoli a motore che per i macchinari industriali i quali hanno bisogno, a tale scopo, di essere lubrificati.
Per assolvere allo scopo si utilizzano oli lubrificanti a base minerale o sintetica i quali, durante l’utilizzo, subiscono trasformazioni chimico-fisiche che ne richiedono la regolare sostituzione e che rendono l’olio un rifiuto pericoloso per la salute umana e per l’ambiente.
Difatti la procedura di corretto smaltimento di questa tipologia di rifiuto appare importantissima:
- Se versato in terra questo ha la capacità di penetrare nel terreno e di avvelenare le falde acquifere che forniscono l’acqua potabile e quella che viene impiegata per l’irrigazione dei campi.
- Se invece viene bruciato (senza ottemperare ad un protocollo idoneo) è capace di immettere nell’atmosfera sostanze altamente inquinanti causa di malattie e intossicazioni.
- Se disperso in acqua, esso galleggia formando una pellicola impermeabile che porta alla morte, per mancanza di ossigeno, di tutto ciò che vive al di sotto di essa.
Olio esausto vegetale
L’olio esausto di origine vegetale, che è stato quindi impiegato per la preparazione di alimenti (come le fritture), può sembrare, nel senso comune, più innocuo rispetto agli oli di cui abbiamo parlato sopra.
L’olio vegetale esausto non è più idoneo ad essere utilizzato nell’alimentazione dell’uomo a causa delle trasformazioni chimico-fisiche che sono avvenute all’interno della sua struttura a seguito del raggiungimento di temperature molto elevate le quali formano residui solidi e composti inquinanti sia volatili (che si perdono in aria durante il processo di frittura) sia non volatili (derivanti dalla carbonizzazione dei residui alimentari che si raccolgono nell’olio).
Pertanto anche questa tipologia di olio, se non gestita correttamente, può essere causa di pericolo per la salute e l’ambiente:
- Quando penetra nel terreno sottrae alle piante luce e sostanze nutritive utili alla loro sopravvivenza
- Basta una piccola quantità di olio per inibire l’uso di un pozzo di acqua potabile
- Se arriva in uno specchio d’acqua superficiale (bacino, lago o stagno) può formare una finissima pellicola impermeabile che non permette l’ossigenazione della flora e della fauna sottostanti
La buona notizia è che se smaltita in maniera appropriata può essere una risorsa dal momento che da un processo di rigenerazione si arriva ad avere una materia prima riutilizzabile come base per diversi prodotti dai biodiesel, ai lubrificanti, agli asfalti stradali fino agli inchiostri e ai saponi industriali.
Come gestire gli oli esausti?
Abbiamo visto quanto è importante gestire e smaltire correttamente gli oli esausti per la salute umana e dell’ambiente in cui viviamo.
Per rispondere alla domanda su come gestire gli oli esausti bisogna fare riferimento alle caratteristiche qualitative dell’olio usato sulla base delle quali il prodotto raccolto può essere avviato a:
- Rigenerazione
- Combustione
- Trattamento
- Termodistruzione
La normativa (L’ 216-bis D.Lgs 152/2006) dispone una gerarchia per quanto riguarda la gestione degli oli usati che stabilisce un ordine di priorità quale migliore opzione ambientale:
- In via prioritaria si predilige la rigenerazione tesa alla alla produzione di basi lubrificanti (operazione di riciclaggio)
- Nel caso la rigenerazione non sia attuabile ed economicamente impraticabile, se ne dispone la combustione
- Nel caso fosse impossibile ricorrere alla combustione a causa di alcune caratteristiche specifiche degli oli, in via residuale, sono concesse le operazioni di smaltimento previste nell’allegato B, Parte IV, D.Lgs 152/2006.
- In ogni caso è fatto divieto ai consumatori di procedere alla diretta eliminazione degli oli usati (articolo 3, comma 5, Dlgs 95/1992).
In conclusione…
Smaltire correttamente gli oli esausti è una questione della massima importanza.
Ma c’è ancora molta strada da fare in termini di educazione della popolazione a riconoscere e a trattare l’olio (sopratutto quello vegetale usato) come un rifiuto pericoloso per la salute dell’ambiente.
Complice di questa difficoltà la totale assenza di un servizio comunale di recupero dell’olio usato prodotto dai cittadini. Questa mancanza rende più comodo e immediato il riversamento del rifiuto nelle tubature cittadine con annesse le conseguenze di cui abbiamo già parlato nei precedenti paragrafi.
In risposta al nostro quesito iniziale su come gestire gli oli usati possiamo quindi ribadire che questi vanno trattati come rifiuti dal potere altamente inquinante e che devono essere smaltiti correttamente al fine di riutilizzarli e riciclarli nel rispetto delle normative e della nostra salute.