Come si assegna il codice EER ai rifiuti

CASSONETTI RICICLATA

Quando un’azienda si trova a gestire i propri rifiuti, senza poter contare sulle competenze del proprio consulente ambientale, è chiamata ad un compito apparentemente semplice, ma che richiede invece una profonda conoscenza della materia. La domanda di questa settimana è: come si assegna il codice EER ai rifiuti?

Da dove cominciare

Volendo sintetizzare un processo complesso che necessita competenze che si maturano a seguito di studi e applicazione sul campo, quando si deve assegnare un codice EER a un rifiuto ci si richiama allElenco Europeo dei Rifiuti e alle eventuali caratteristiche di pericolo.

Elenco Europeo dei Rifiuti (EER)

L’elenco Europeo dei Rifiuti è da considerarsi come la Bibbia della classificazione dei rifiuti, sebbene non sia totalmente esaustivo. È costituito da 20 capitoli suddivisi secondo l’origine dei rifiuti.

Un codice EER è composto da 6 cifre:

  • la prima coppia di cifre determina il capitolo nel quale il rifiuto è compreso
  • la seconda coppia di cifre definisce il processo produttivo di provenienza
  • la terza coppia di cifre identifica il rifiuto e fornisce indicazioni secondo la sua classificazione (pericoloso o non pericoloso)

Il processo di origine del rifiuto determina prioritariamente l’attribuzione del codice. Pertanto se si tratta di un rifiuto urbano, esso sarà compreso nel capitolo 20 all’interno del quale rientrano i rifiuti di produzione urbana, per l’appunto. I rifiuti invece che provengono da una demolizione o da una manutenzione, ad esempio, sono da ricercare nel capitolo 17.

Un produttore può produrre rifiuti che, sebbene siano interni alla stessa azienda, possono appartenere a capitoli differenti del codice europeo dei rifiuti.

Per esempio un costruttore di automobili che si chiede come si assegna il codice EER ai rifiuti che produce, può reperirli sia nel capitolo 12 (rifiuti dalla lavorazione e dal trattamento fisico e meccanico superficiale di metalli e platica) sia nel capitolo 11 (rifiuti prodotti dal trattamento chimico superficiale e dal rivestimento di metalli e altri materiali…).

Rifiuti pericolosi e non pericolosi

I rifiuti si distinguono in pericolosi e non pericolosi.

I rifiuti pericolosi sono accompagnati da un “*” finale, ai sensi della direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti pericolosi. I rifiuti pericolosi si distinguono tra loro per le caratteristiche di pericolo (HP) le quali possono essere determinate o dalle schede di sicurezza dei prodotti che lo costituiscono oppure tramite analisi di laboratorio.

Avremo quindi il caso di rifiuti della stessa tipologia che differiscono tra loro per l’assenza o la presenza di sostanze pericolose nella loro composizione chimico-fisica. In questo caso ci ritroveremo di fronte ai cosiddetti “Codici a specchio” sui quali approfondiremo con un post dedicato.

Come si assegna il codice EER ai rifiuti?

Come sarà trasparso dalle brevi ma dense informazioni fin qui condivise, attribuire il codice EER corretto ad un rifiuto non è un processo sempre semplice.

Ci si può certamente provare, assumendosi i rischi che conseguono nell’eventualità di un errore che potrebbe interessare a macchia d’olio tutta la filiera. A tal proposito all’interno delle Linee Guida sulla classificazione dei rifiuti, viene riportato un diagramma di flusso molto utile a tale scopo.

I procedimenti sono i seguenti:

  1. Identificare, prima di tutto, la fonte che genera il rifiuto tra i capitoli dell’Elenco Europeo dei Rifiuti
  2. Identificare, successivamente, il processo che ha generato il rifiuto
  3. Ricercare nel capitolo le caratteristiche del rifiuto che dobbiamo gestire
  4. Identificare le eventuali caratteristiche di pericolo del rifiuto per stabilirne la natura pericolosa o meno tramite analisi o consultazione delle schede tecniche dei rifiuti.

In conclusione…

L’attribuzione del codice EER è fondamentale per la corretta gestione dei rifiuti pertanto è consigliabile farsi sempre affiancare da un consulente esperto.

Alcuni codici infatti sono facilmente assegnabili mentre altri lasciano spazio ad interpretazioni e a volte anche ad assegnazioni multiple. Senza contare l’annosa questione dei codici speculari, che approfondiremo in seguito, la quale spesso crea difficoltà e confusione in questa delicata fase di gestione del rifiuto.