Tutti lo conosciamo e molti di noi sono cresciuti a stretto contatto con esso: stiamo parlando dell’amianto, un materiale utilizzato in moltissimi campi, da quello industriale a quello civile. In questo articolo ci soffermeremo sull’importanza del corretto smaltimento dell’amianto per la nostra salute e quella dell’ambiente.
L’amianto o asbesto, conosciuto impropriamente anche col nome di “eternit” (mutuato dal nome di un’azienda produttrice di un materiale costituito da cemento mescolato a fibre di amianto) è un minerale appartenente alla classe dei silicati. In base alla composizione chimica i silicati di amianto si suddividono in due gruppi: gli anfiboli e il serpentino.
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Breve storia dell’amianto
L’impiego industriale dell’amianto ha avuto origine intorno al 1880 con lo sfruttamento dei giacimenti situati in Canada, per poi incrementare gradualmente nei successivi 50 anni fino a raggiungere il picco di produzione mondiale negli anni ’70 del secolo scorso, con più di 5 milioni di tonnellate estratte. I maggiori produttori di questo minerale sono stati L’Unione Sovietica, Il Canada, il Sud-Africa, lo Zimbabwe e l’Australia. Si aggiungono alla lista nell’ultimo ventennio la Repubblica Popolare Cinese, il Kazakistan e il Brasile. Per quanto riguarda il picco dell’impiego di questo materiale, i paesi in testa sono quelli dell’Europa Nord-occidentale, l’Oceania e l’America Centro-settentrionale.
Le sue proprietà
La sua versatilità e le sue caratteristiche ne hanno determinato il successo commerciale. L’amianto è noto per essere ignifugo, refrattario, resistente ad abrasione-usura e ad agenti chimici e biologici. Si configura anche come materiale fonoassorbente e isolante termoelettrico. Queste proprietà, unite alla vasta disponibilità in natura e al basso costo di estrazione, lo hanno reso per lungo tempo un materiale molto conveniente nell’economia industriale mondiale.
I suoi ambiti di applicazione, ad oggi, sono vastissimi: dall’isolamento termico ed elettrico ai manufatti cementizi, alle pavimentazioni e molto altro. Quello dell’edilizia è sicuramente il settore che ha maggiormente usufruito di questo materiale.
Circa l’80%, infatti, dei consumi mondiali ha riguardato il campo delle costruzioni, dove veniva impiegato principalmente sotto forma di prodotti di cemento-amianto (AC). L’Italia non ha fatto eccezione con oltre il 75% di produzione di manufatti di questa tipologia (AC).
Perché l’amianto è considerato pericoloso?
La sua pericolosità è ormai stata largamente dimostrata da un’ampia letteratura scientifica. Tutte le forme di amianto rientrano nel cosiddetto “Gruppo 1” delle sostanze sicuramente cancerogene per l’uomo.
La via inalatoria e quella orale sono, per l’uomo, le principali vie di esposizione all’amianto, come indicato anche nella valutazione più recente dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Come riportato sul sito dell’AIRC:
(…)Le fibre di amianto possono infatti causare tumori del polmone e mesoteliomi. Quando vengono inalate, le fibre entrano in profondità nei polmoni ed essendo resistenti alla degradazione non vengono eliminate. La presenza delle fibre crea uno stato di infiammazione persistente in cui vengono prodotte molecole che danneggiano il DNA delle cellule, favorendo la trasformazione tumorale. Se vengono danneggiate le cellule del polmone, si sviluppa un tumore del polmone; se vengono danneggiate le cellule della pleura (la membrana che avvolge il polmone) si sviluppa un mesotelioma pleurico. Il processo di sviluppo della malattia è estremamente lungo: passano in genere oltre 25, e spesso 40-50, anni dall’inizio dell’esposizione all’amianto prima che compaia il cancro, in particolare il mesotelioma.
La cosiddetta “Ipotesi di Stanton” ha individuato una relazione tra dimensione e forma della fibra e induzione di effetti tossici: le fibre lunghe e sottili risultano essere le più pericolose. Inoltre, le fibre, una volta inalate possono essere trasportate attraverso il circolo linfatico lungo tutto il corpo, causando tumori in sedi diverse da quelle del polmone.
Cosa dice la normativa in merito al suo utilizzo?
Nel 1992, con la legge n. 257, l’Italia ha messo al bando l’amianto, secondo un programma di dismissione di durata biennale, in base al quale, alla data del 28 aprile 1994, veniva vietata l’estrazione, l’importazione, la commercializzazione e la produzione di amianto e di tutti i prodotti contenenti amianto.
Per il corretto smaltimento dell’amianto è necessario affidarsi ad una ditta esperta
La rimozione dell’amianto fai-da-te, per tutti i motivi sopra elencati, oltre ad essere illegale, è anche altamente sconsigliata. Come abbiamo detto, la pericolosità dell’amianto risiede nella sua potenziale friabilità e quindi nel pericolo di liberarne le fibre nell’aria. Queste, se inalate, rappresentano un serio rischio per la tua salute e quella di chi ti sta intorno.
Secondo la legge, dunque, per il corretto smaltimento dell’amianto è necessario affidarsi a una ditta iscritta all’Albo Gestori Ambientali la quale, a seguito di un attento sopralluogo e di una valutazione della pericolosità della situazione, stabilirà quale sia il miglior metodo di intervento.
Corretto smaltimento dell’amianto: i metodi principali
I metodi per il corretto smaltimento dell’amianto sono generalmente due:
- L’incapsulamento: che consiste nel trattamento della superficie in amianto con vernici apposite per evitare la dispersione delle fibre nell’ambiente.
- Per confinamento: consiste nel rivestimento della superficie in amianto tramite coperture in materiale rigido. In questo caso, anche se si dovessero liberare delle fibre durante il lavoro di bonifica, queste rimarrebbero, difatti, confinate all’interno della copertura.
In conclusione…
Lo Stato, oggi, favorisce la rimozione dell’amianto tramite incentivi fiscali e bonus. Se prima non sapevamo, ora non abbiamo più scuse: rimuovere e gestire correttamente questo rifiuto, alla luce dell’amplissima serie di studi epidemiologici di cui disponiamo, è un gesto di cura e tutela verso l’ambiente e verso la nostra salute.
Fonti: