La posidonia è un rifiuto? Parliamone!

posidonia nella spiaggia

C’è chi la trova disgustosa e maleodorante, chi quando la scorge cambia spiaggia e chi invece la ritiene parte naturale del paesaggio marittimo. Stiamo parlando della posidonia, una pianta marina, endemica del Mar Mediterraneo e presente lungo molte aree costiere italiane. Negli ultimi anni la sua gestione sta facendo particolarmente discutere e il dibattito si condensa intorno ad una domanda specifica: La posidonia è un rifiuto?

La posidonia è un rifiuto?

posidonia oceanica

Come dicevamo, la posidonia è una pianta marina il cui ciclo vitale è di notevole importanza per la salute delle acque marino-costiere. Le praterie che popolano il mar Mediterraneo sono inestimabili in termini di interazioni biotiche e svolgono il ruolo fondamentale di proteggere le coste dall’erosione, per questo la posidonia oceanica è specie protetta dalle Convenzioni internazionali.

Come tutte le piante però, anche la posidonia è soggetta al fenomeno della defogliazione, pertanto le foglie cadute vengono trascinate dalla corrente e a seguito delle mareggiate, depositate sulle nostre spiagge a formare grossi cumuli comunemente chiamati banquettes.

banquettes di posidonia

Nei litorali frequentati dai turisti la convivenza con gli accumuli, talvolta anche imponenti, di posidonia non è sempre ben accetta cosicché le amministrazioni comunali e regionali sono costrette ad intervenire per non compromettere la stagione turistica nelle aree maggiormente interessate dal fenomeno.

Come viene gestita la posidonia?

Così come evidenziato dall’ISPRA e dall’ARPA, a seguito di un’indagine conoscitiva, i comuni costieri per “ripulire” la spiaggia tratterebbero la posidonia come un qualsiasi rifiuto: se ne dispone la rimozione e il conferimento in discarica.

Questa pratica, però, comporta anche la rimozione di grandi quantità di sabbia che rimane naturalmente intrappolata nelle banquettes con conseguenti interventi di ripascimento della spiaggia per difendere il litorale dal naturale fenomeno dell’erosione.

Il ministero dell’ambiente si è espresso sul tema tramite il D.Lgs. n. 152/2006:

  1.  classificando i residui di Posidonia come rifiuti urbani
  2. specifica che «non costituiscono attività di gestione dei rifiuti le operazioni di prelievo, raggruppamento, cernita e deposito preliminare alla raccolta dei materiali e delle sostanze naturali derivanti da eventi atmosferici o meteorici, ivi incluse mareggiate e piene, anche ove frammisti ad altri materiali di origine antropica effettuate, nel tempo tecnico strettamente necessario, presso il medesimo sito nel quale gli eventi li hanno depositati».
  3.  L’articolo 39, comma 11, D.Lgs. n . 205/2010 stabilisce che «è consentito l’interramento in sito della posidonia e delle meduse spiaggiate, purché ciò avvenga senza trasporto né trattamento».

Inoltre, con la Circolare n. 8838/2019 vengono specificate le possibili modalità di gestione degli accumuli:

  • Mantenimento in loco degli accumuli

Questa soluzione risulta essere quella più vantaggiosa in termini di protezione dell’ecosistema e del litorale dal fenomeno dell’erosione. Le amministrazioni comunali devono promuovere un modello di “spiaggia ecologica” nella quale gli accumuli di posidonia non vengano percepiti come un rifiuto maleodorante ma come parte necessaria e integrante dell’ecosistema. La promozione di questo modello richiede un’importante campagna di sensibilizzazione del turista sull’importante ruolo svolto dalla posidonia.

Particolarmente interessante in proposito, il progetto BARGAIN per la gestione ecologicamente orientata delle masse di posidonia spiaggiate sui lidi italiani, al quale rimandiamo per una lettura più approfondita.

Rimane invariato l’obbligo di garantire la pulizia della spiaggia e degli accumuli da qualsiasi rifiuto di origine antropica.

Nel caso gli accumuli non consentano l’ingresso a spiagge altamente antropizzate e ad intensivo uso turistico, nel caso in cui gli accumuli non svolgano più le loro già citate importanti funzioni, o ancora nel caso in cui siano in atto fenomeni di putrefazione del materiale organico tali da causare problemi di carattere igienico sanitario si può ricorrere alle altre soluzioni previste dalla circolare.

accumuli posidonia

  • Spostamento degli accumuli

Nel caso in cui gli accumuli non possano essere mantenuti in loco per via delle sopra citate condizioni, questi possono essere momentaneamente spostati in altri parti della spiaggia oppure in spiagge limitrofe. Essi dovranno essere ripuliti dalla presenza di rifiuti antropici prima di qualsiasi spostamento e dovranno essere riposti nel loro sito di origine al termine della stagione turistica per proteggere il litorale dal fenomeno dell’erosione nei mesi invernali.

Inoltre per evitare di prelevare eccessive quantità di sabbia si dovranno prendere alcune precauzioni come quella di rimuovere esclusivamente la parte superficiale dell’accumulo e il divieto di utilizzo di mezzi cingolati che impedirebbero la percolazione della sabbia trattenuta dal cumulo.

  • Interramento in sito

Così come previsto dall’articolo 39, comma 11, D.Lgs. n . 205/2010, è possibile l’interramento in sito delle biomasse spiaggiate, purché ciò avvenga senza trasporto né trattamento delle stesse, nelle modalità consentite dal predetto articolo.

L’interramento può avvenire, come per gli spostamenti, anche in spiagge limitrofe sempre evitando che questa si configuri un’operazione di trasporto.

  • Trasferimento degli accumuli presso impianti di riciclaggio

La posidonia è un rifiuto urbano pertanto può essere riciclata e quindi conferita presso impianti di compostaggio o di digestione anaerobica per la produzione di ammendanti ai sensi del decreto legislativo 29 aprile 2010, n. 75. Questa, infatti, può essere recuperata e riutilizzata secondo l’ottica dell’economia circolare per la produzione di oggetti, cosmetici, compost e molto altro.

Il d.lgs. n. 75/ in tema di fertilizzanti, prevede l’utilizzo delle alghe e delle piante marine tra le matrici organiche utilizzabili in ingresso agli impianti per la produzione di ammendante.

  • Trasferimento in discarica degli accumuli

Tale soluzione è altamente sconsigliabile e accettabile solo nel caso in cui non si possa ricorrere alle soluzioni alternative sopra descritte.

  • Re-immissione in ambiente marino

Questa operazione si configura come un’operazione di smaltimento la quale richiede una specifica autorizzazione rilasciata dal ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.

L’operazione è vantaggiosa dal punto di vista ecologico perché consente di ripristinare il ciclo naturale delle biomasse che sia stato interrotto dall’uomo.

Prima di re-immettere la posidonia nel mare, le banquettes devono subire un processo di pulizia sia dai rifiuti antropici eventualmente presenti, sia dalla sabbia in esse trattenuta.

Accumuli “antropici”

Con il termine “accumuli antropici” si identificano gli accumuli di posidonia creati negli anni che siano ormai quasi totalmente mineralizzati a causa dell’esposizione continua e costante nel tempo ai fenomeni di natura atmosferica. Questi accumuli non svolgono più alcuna funzione rilevante e si presentano in uno stato sabbioso misto a rifiuti di natura antropica.

Il loro trattamento va analizzato “caso per caso” dalle autorità locali competenti.

In conclusione…

cuore alghe

La posidonia è un rifiuto urbano ma certamente non può essere comparabile o trattabile come un qualsiasi altro rifiuto, in virtù delle sue importanti funzioni di protezione dei nostri litorali e dei nostri mari.

Per questa ragione è necessario impedirne il conferimento in discarica e il suo smaltimento, dal momento che vi sono valide alternative che ne consentono il recupero e/o il riutilizzo.

Per cui, quando quest’estate vedrete qualcuno storcere il naso difronte alle banquettes o agli accumuli di posidonia spiaggiati, sensibilizzatelo riguardo l’importantissimo e irrinunciabile ruolo, che la natura ha loro conferito, di protezione dell’invidiabile bellezza delle nostre coste.